Il testo dell'articolo del mese scorso in cui parlo di poesia. Una bella occasione in cui riflettere sulla propria esperienza e sulla poesia nella sua universalità davanti alla quale non siamo che messaggeri.
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Dal Corriere di Chieri,
un articolo/intervista di Rossella Amato
per la serie “Uomini e letteratura”
5 giugno 2020
un articolo/intervista di Rossella Amato
per la serie “Uomini e letteratura”
5 giugno 2020
LA POTENZA DEI VERSI
«SONO UN AGITATORE»
Il villanovese Max Ponte tra amore e impegno
Organizza letture, spettacoli e eventi culturali
«SONO UN AGITATORE»
Il villanovese Max Ponte tra amore e impegno
Organizza letture, spettacoli e eventi culturali
Villanova – Un poeta militante, impegnato a far apprezzare la potenza comunicativa dei versi, per liberarli dalla reputazione di lettura ostica e noiosa. Il villanovese Max Ponte, classe 1977, ha scoperto l’amore della poesia da bambino, l’ha coltivata frequentando il liceo scientifico Monti di Chieri, conseguendo la laurea in Filosofia a Torino e partecipando ad un master in Letteratura a Parigi. Ora, oltre a scrivere, si dedica per lavoro al ruolo di “agitatore culturale”, come gli piace definirsi. Organizza eventi sul territorio, come letture, spettacoli, competizioni e aperitivi letterari, con l’obiettivo di risvegliare e alimentare l’interesse per il mondo della letteratura. E in questo periodo di di stanziamento sociale per l’emergenza coronavirus, la sua attività continua sul suo blog e sulle pagine social.
- Perché leggere poesia?
In poche righe colpisce le emozioni, lo spirito della persona, fa “stare il mare in un bicchiere” diceva Calvino. Da questo punto di vista è più simile ad un’opera d’arte o ad una preghiera rispetto ad un testo narrativo. Nell’antica Grecia la poesia celebrava un eroe o una divinità, era legata ad una dimensione sacrale. E credo che ancora oggi, anche se in senso laico, ci metta in rapporto con una dimensione spirituale della vita, a cui la scienza non può arrivare.
- Com’è nata questa passione?
Alle elementari. Mia madre era un’appassionata di lettere e poi ho incontrato una maestra illuminata che ha assecondato questo mio interesse. Sono rimasto meravigliato dall’eccezionalità della lingua italiana, le parole sono come ingredienti magici da mescolare per trasmettere un messaggio.
- In cosa consiste il lavoro del poeta?
La poesia è una vocazione, si scrive perché si sente la necessità di indagare il proprio inconscio ed esprimere la propria lettura del mondo, servendosi della potenza e della duttilità della parola . Allo stesso tempo, però, il poeta deve andare oltre sé stesso per interpretare il sentire dell’epoca. Il mio obiettivo è anche quello di far conoscere meglio il linguaggio poetico, per contestare l’idea che sia qualcosa di polveroso, immagine che purtroppo anche la scuola ha contribuito a creare.
- Quale sarebbe il modo migliore di insegnare poesia a scuola?
I docenti dovrebbero dimostrare ai ragazzi che la poesia è viva e vivace. Dovrebbero adottare metodi innovativi per l’insegnamento della letteratura, che contemplino l’interdisciplinarità e si concentrino sul senso del testo. Ad esempio potrebbero introdurre più letture ad alta voce e confronti tra poesie e testi di cantautori.
- Che posto occupa la poesia nel mondo del social network?
Ha un ruolo importante: alcuni autori hanno costruito la propria fama grazie ai social Il legame con il web è poi diventato cruciale in questo periodo in cui la poesia cartacea e quella performativa sono bloccate. Ad esempio, a marzo, in occasione della Giornata Mondiale della Poesia, insieme ad altri 36 autori, italiani e stranieri ho organizzato l’evento virtuale “La poesia oltre”: ognuno ha realizzato con il cellulare videoletture di poesie proprie o di classici.
- La pandemia ha ispirato nuovi versi?
La poesia “Il tempo virale” è un’interpretazione del momento che stiamo vivendo e di come ci abbia fatto rivalutare abitudini sociali e politiche. Il respiro è diventato fondamentale: il coronavirus colpisce la respirazione, intesa anche nel senso di soffio vitale delle persone.
“Il giardino d’infanzia” parla invece della distanza: trascorrere questo sconfinamento nella casa di famiglia mi ha fatto pensare a quando ero bambino e mi era proibito di uscire dal cortile perché era pericoloso.
“Il giardino d’infanzia” parla invece della distanza: trascorrere questo sconfinamento nella casa di famiglia mi ha fatto pensare a quando ero bambino e mi era proibito di uscire dal cortile perché era pericoloso.
- Quali consigli per un lettore che vorrebbe iniziare a leggere poesia? E per un poeta alle prime armi?
A chi non ha mai letto poesia suggerisco di seguire i propri interessi sia tra le pagine degli autori contemporanei sia tra quelle degli autori del passato. Tra i classici che apprezzo di più ci sono Dante, Petrarca, Marino, Alfieri, D’Annunzio, i Futuristi, Zanzotto, Sanguineti, Balestrini. Invece, a chi vorrebbe iniziare a scrivere, consiglio di provare, senza avere fretta di pubblicare e continuando sempre a leggere moltissimo per nutrirsi della parola poetica. Allo stesso tempo, però, non bisogna aver paura di condividere il proprio lavoro, di confrontarsi e dialogare con chi ha più esperienza. Pubblicare online è una valida palestra.
- Sta lavorando ad un nuovo libro?
A maggio era prevista la pubblicazione di “Ad ogni naufragio sarò con te”, ma è stata rimandata a causa del coronavirus. È una raccolta che unisce poesie d’amore e di impegno civile, incentrate sul tema del lavoro e dei migranti. L’immagine del naufragio, collettivo e individuale, avrà un ulteriore significato legato alla situazione di questi giorni, in cui siamo naufragati nelle nostre isole personali.
[Rossella Amato]