Il poeta non è chiamato alla decorazione della pagina, alla competizione per la pubblicazione annuale, all’esaltazione di sé stesso, il poeta, mettendo a servizio le sue possibilità estetiche, di percezione del reale, come rabdomante, come sensitivo dei flussi più nascosti, più puliti e più torbidi, il poeta è chiamato ad un nuovo umanismo. Sarà l’umanismo dei maestri scomodi, “inattuali” e necessari, sarà ad esempio quello di Vittorio Alfieri e sarà quello di Pier Paolo Pasolini e sarà quello di Gramsci, sarà quello di chi, seppur nelle differenze, si è fatto portatore del ruolo dell’intellettuale nella società, contro ogni tirannide, per la verità, (dove per verità è da intendersi lo svelare o meglio il non nascondere della greca aletheia).
Il lavoro che fanno molti narratori e molti poeti non è diverso da quello dei venditori di pentole o materassi, con la differenza che essi vi aggiungono qualche ricamo a gonfiare il loro ego, noi desideriamo guardare oltre, accedere al potere della parola per scoprire o ri/scoprire i nervi del sentire singolo e della società, del nostro essere gettati sulla terra, del nostro esser calati in una storicità che non possiamo ignorare. La costituzione di reti, cenacoli e circoli poetici, può favorire la costruzione di una comunità, in grado di collocarsi al centro di un nuovo umanismo. Questa comunità sarà formata non solo dai poeti, ma da tutti coloro che con loro lavorano, lettori, editori, librai, operatori culturali. La comunità poetica si definirà così come una comunità di intellettuali in grado di affrontare il proprio tempo.
La realtà odierna della rassegna Poeticilibri a Torino alla Libreria Belgravia (arrivata all’undicesimo incontro), e altre esperienze comunitarie che ho promosso in questi anni, dalla rinascita delle scene di poetry slam, alla Street Poetry Parade del 2014 che ha visto un corteo di poeti attraversare Torino, sino ad arrivare alla visione di una dimensione pubblico-privata come quella Casa delle Arti “Alfredo D’Andrade”, tutto questo rientra in un lavoro per fare della poesia un mezzo di crescita personale e collettiva sul territorio. Citerei anche la raccolta Nutrimenti neoumanisti pubblicata in versione bilingue a cura della poetessa martinicana Suzanne Dracius che manifesta il nostro impegno per la questione migratoria. E parlerei anche del tour alfieriano con il poeta Andrea Laiolo. Il nostro paese ha bisogno di poeti e intellettuali, comodi o scomodi che siano, in grado di far sentire, far vedere, aprire questioni, porre dubbi e portare la nostra società a nuovi livelli di coscienza e responsabilità.
Max Ponte
In copertina: Libreria Belgravia con Poeticilibri, 12 maggio 2019